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Cosa ci possiamo aspettare per i festival e i concerti per l’estate 2021? A questa domanda ad oggi non ci sono grandi risposte, ma solo supposizioni che nascono da idee, intuizioni e premonizioni. Tipo l’oroscopo di Paolo Fox, verrebbe da dire. E allora, con lo stesso animo, proviamo a capirci di più insieme a voi.

 

Intanto in Europa

Ci saranno i concerti nell’estate 2021? Qui, chi dà risposte secche e certe probabilmente vi sta prendendo in giro. Chi decide sulla sicurezza e sul piano sanitario in Italia non sono i promoter o gli organizzatori (che son fermi in molti casi da marzo 2020, circa 11 mesi fa). Ogni paese in Europa sta prendendo direzioni diverse e nel panorama degli eventi iniziano a saltare i primi appuntamenti. Cosa sta succedendo in giro? Glastonbury Festival deve rinunciare per il secondo anno consecutivo al suo incredibile festival (botteghino tutto esaurito anche nel 2021 con biglietti validi per il 2022). Hellfest a Clisson, zona Nantes (Francia nord occidentale) ha dichiarato al New York Times che si va anche quest’anno verso un annullamento, nonostante gli oltre 60mila biglietti venduti.

Altrove in Europa, poi, ci si sposta tra chi sta a guardare (ad oggi il Primavera Sound di Barcellona non ha commentato l’annullamento del Glastombury) e chi, ottimista, punta sulla possibilità che si possa riprendere, come il Roskilde in Danimarca, o Isle Of Wight (dove esce l’indicazione che il festival si potrebbe svolgere se in Inghilterra il piano di vaccinazioni avrà raggiunto il 50%).

In Italia

I dati che arrivano a Roma, gestiti dalle regioni, fanno pensare che non tutto tornerà come nel 2019. I concerti ci saranno, ma va capito come e con che limitazioni. E la crisi di governo in atto ovviamente confonde ancor più le carte.

In questo momento, forse, organizzare eventi culturali sembra più un lavoro da mecenati innamorati follemente dell’arte, che da impresari. I rischi sono altissimi e ci vuole una grande forza di volontà a pensare a come poter superare tra qualche mese le imposizioni che verranno applicate – anche giustamente – per contenere gli effetti di un contagio che è avvenuto e che non sempre è stato preso sul serio.
L’idea è che succeda come nel post tragedia di piazza San Carlo a Torino, quando durante la finale di Champions League del 7 giugno 2017 centinaia di persone rimasero ferite, e due donne morirono in seguito alle ferite causate dalle folla in preda al panico (che hanno portato al sindaco Chiara Appendino, e altri 4 collaboratori, tra cui l’ex questore di Torino, ad una condanna ad 1 anno e 6 mesi).

Successivamente, infatti, venne varata una circolare (“La circolare Gabrielli“) che inasprì le misure di sicurezza del pubblico spettacolo e che in piena attività organizzativa estiva costrinse molti organizzatori a predisporre sistemi di sicurezza ancora più severi, anche laddove il rischio era veramente remoto.

Le nostre ipotesi:

Per assurdo, la soluzione principale potrebbe essere: pochissimi spettatori e biglietti da sceicchi, ma questa non è l’ipotesi che ci auguriamo. Ecco quindi le probabili soluzioni:

  1. Una soluzione, abbastanza laboriosa e impegnativa da allestire, è quella dei presidi tampone da svolgere prima dell’evento che garantiscono una selezione all’ingresso, che si basa sull’esito del test. Certo non vorremmo esser noi quelli che, presentandosi al controllo tampone, non possono entrare per colpa di una positività, ma il bene di tutti sarebbe giustamente messo in primo piano. Un sistema di pre-filtraggio, tampone, attesa, conferma d’ingresso e poi ingresso, magari con la libertà di vivere il festival o il concerto senza maschera, uno di fianco all’altro. E si, baciandoci.
  2. Concerti sì, all’aperto, ma seduti, distanziati (se non per i congiunti, che dovrebbe comprendere anche i fidanzati), senza grosse affluenze (se è come nel 2020 il limite sarà di 1000 presenze). Questa possibilità mette sul piatto della bilancia i costi di produzione di un evento e il costo dei biglietti, e quanto le volontà di organizzatori-artisti-pubblico possa esser bilanciata e resa fattibile. Fare come quel festival che ha messo delle pedane per gruppetti di 4-6 persone è, secondo noi, impensabile. Conti alla mano, e strutture da noleggiare… si dovrebbero scomodare tutti i service del Nord Italia, e a che costi?
  3. Raggiungimento di una buona percentuale di vaccinati, con un indice di contagio abbassato: le restrizioni potrebbero allentarsi e gli eventi tornare in modalità semi-libera anche con una notevole affluenza.

Le conseguenze più tangibili

Stando a quello che sembra emergere nel panorama italiano, quasi con certezza, è che gli eventi ad ingresso gratuito (o quasi) andranno a sparire, sommersi dai costi d’organizzazione e di sicurezza. Salvo plateali e faraoniche sponsorizzazioni o interventi pubblici (tutti, sia aziende che enti alle prese con altre priorità in questo momento) che onestamente vediamo come ipotesi difficile in questo momento.

Un biglietto d’ingresso permetterebbe di contingentare il pubblico e non scadere poi nel servizio e nell’offerta proposta sul palco. Ad oggi il Lumen Festival si sta orientando in questo modo.

Tutti abbiamo voglia di tornare ad ascoltare musica, a fare festa assieme e divertirci: è ovvio. Com’è ovvio che anche dal lato degli artisti ci sia il desiderio di tornare a suonare dal vivo. Service e tecnici dello spettacolo soprattuto (a cui va il nostro grande “in bocca al lupo”). Ma c’è da capire come farlo, per salvaguardare i settori maggiormente colpiti e al contempo la sicurezza delle persone, di sicuro l’aspetto per noi più importante.

Staremo a vedere, incrociamo le dita e facciamo scongiuri, e chissà che le stelle, sempre per citare l’oroscopo, tornino a portarci fortuna.